Yamaha TZ 350 Unicorn – Simon è una persona che potrebbe farci venire un pizzico di invidia mentre lo vediamo sfrecciare in moto. La sua due ruote fa tanto fumo ed ha un sound smarmitatto ma è anche per questo che ci piace. Ci spieghiamo meglio: la sua moto è un ibrido anni 80’ che unisce in se avantreno e retrotreno della Suzuki RGV gamma 250, motore della RZ (da noi RD) 350 e il telaio proveniente addirittura da un RZ da corsa. Insomma una sportiva due tempi come non ce ne sono più da anni e che hanno lasciato in molti di noi tanta nostalgia.
Simon abita in Australia e probabilmente ha pochi problemi a circolare con una moto omologata per la strada solo in parte, fatto sta che gira con quel piacere quasi masochistico di chi deve sopportare una posizione di guida da fachiro e una rigidezza del telaio che molti di noi non nemmeno immaginano. Se questo non bastasse l’imbottitura sella sella è una specie di disegnino 3d di spugna e la leva dell’avviamento a pedale “picchia” spesso contro il ginocchio. I semimanubri sono inclinati bassi e spioventi, cosicché alla fine di un giro, anche non lunghissimo, i polsi restano indolenziti per un bel po’.
Di sicuro la parte telaistica e il motore ancora piuttosto allegro della RD 350 sanno far divertire quando si tira il collo a questa Yamaha. Una moto che ha anche dei difetti, solo che non riusciamo a vederli, abbagliati dalla livrea nostalgica da “tabaccaio” che ci fa digerire anche i fari da endurance quasi improvvisati; fanali che evidenziano la fatica di adattare questo ex bolide da pista alle strade di Adelaide.
Lo sappiamo ragazzi, non è che una moto (ormai) d’epoca ma per qualcuno è molto di più. Questa TZ Unicorn rappresenta il materializzarsi di un desiderio fanciullesco, con le parole di Simon: “La livrea della mia infanzia era il rosso e il bianco di Yamaha e Marlboro, l’odore era quello del Castrol R30 e il rumore era sicuramente quello di un due tempi. Passati 40 anni ogni volta che la porta del garage si apre, tutto quell’entusiasmo ritorna: Gli stessi brividi, gli stessi attaccamenti emotivi a quel colore, odore e suono. È bello essere di nuovo un bambino”.