Alfabeast – Le moto con motore automobilistico non sono una novità ma fa sempre uno strano effetto vederne una. E’ davvero una prova ingegneristica impressionante adattare un propulsore nato per le auto ad un telaio motociclistico.
Per citare degli esempi celebri, possiamo parlare della italianissima Shifty 900, cruiser padovana con il motore della Fiat Panda, costruita tra gli anni 70’ e gli 80’ mentre di un decennio prima è la tedesca Munch, dotata di propulsore automobilistico NSU.
Generalmente, questi “adattamenti” sono degli insuccessi, non solo a causa delle dimensioni e del peso della meccanica automobilistica ma anche per l’ erogazione della potenza non adatta ad una moto: una curva troppo piatta ed eccessivamente ricca di coppia, per la maggiorparte concentrata nella parte bassa del contagiri.
Se su una sportiva tutto ciò poco ci azzecca, su una custom l’idea del fitting suddetto non è una follia totale: del resto le custom hanno un cuore metallico pesante e tanta coppia in basso…
Dagli Stati Uniti, un esempio recente in classico stile yankee è la famosa Boss Hoss: una custom com motore Chevy, esageratissima per dimensioni del motore e della gommatura posteriore.
La moto che invece vi mostriamo oggi è si una custom ma ha anche un cuore decisamente sportivo, se ci permettete, IL Cuore Sportivo, ovvero il mitico 2.5 Alfa Romeo “Busso”. Un pezzo di storia automobilistica risalente ai mitici anni 70’.
Questo propulsore dal sound stratosferico, ricco di coppia e capace anche di un discreto allungo, sotto un cofano è anche bello da vedere ma su una moto la sua resa estetica non è così scontata.
In verità Chris Barber, creatore di questa cruiser chiamata giustamente Alfabeast, ha compiuto il miracolo. L’inserimento del mitico V6 in un telaio Kraftek rigido è stato fatto ad arte: montato longitudinalmente questo motore appare quasi snello per essere stato trapiantato da un auto.
Il motore respira attraverso dei carburatori Weber i cui cornetti di aspirazione fuoriescono spettacolarmente dal serbatoio della moto. La trasmissione è stata mixata con una “finale” a quattro rapporti di derivazione Harley Davidson.
Un grande lavoro è stato fatto inoltre per riposizionare i radiatori dell’olio nella zona sotto la sella ed è stato necessario ridimensionare il radiatore per il raffreddamento dell’acqua, semplicemente troppo grande e pesante per essere montato sulla moto.
A livello telaistico, il telaio rigido posteriormente è ammortizzato all’anteriore grazie ad una forcella prelevata da una vecchia Kawasaki ZXR 750, donatrice anche di pinze e dischi freni.
Siamo ammaliati da questa moto: L’Alfabeast ha un motore pazzesco, una linea equilibrata e dinamica da fare invidia a custom con propulsori ben più leggeri. Per questi motivi Chris Barber gode della nostra massima stima, soprattutto quando mette in moto il “Busso” con l’avviamento a pedale…